Restando sempre alla destra del fiume Tanaro, ma procedendo in direzione sud-ovest, dopo la città di Alba si apre una grande vallata a tratti pianeggiante che va verso l’area del Barolo. Un territorio più grande rispetto a quello del Barbaresco, ma altrettanto prestigioso per la vocazione al vigneto e la produzione di vino di qualità. Qui i paesi sono undici: alcuni hanno tutto il loro territorio nella zona di origine del Barolo e sono Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e Barolo.
Gli altri otto (Diano d’Alba, Grinzane Cavour, Monforte d’Alba, Novello, Cherasco, La Morra, Verduno e Roddi) hanno solo una parte del territorio nella zona del Barolo. Visti dall’alto, costituiscono come una bella corona attorno ai tre più centrali e compongono con loro il grande vigneto del Barolo, circa 2 mila ettari dedicati al Nebbiolo.
Accanto al Nebbiolo, il vigneto in questa zona accoglie anche altre varietà, sia a frutto nero che bianco: tra le prime spiccano il Dolcetto, il Barbera e il Pelaverga piccolo (quest’ultimo solo a Verduno, Roddi e La Morra); tra le seconde, tornano il Moscato e lo Chardonnay, qualche volta anche Arneis e Favorita, ma a Novello soprattutto c’è una proposta preziosa, la Nas-cetta, una varietà che si sta facendo apprezzare per l’ampio complesso olfattivo e la capacità di resistere agli anni che regala ai suoi vini.
Dal punto di vista morfologico, anche nella zona del Barolo prevale la collina allungata, a conferma dell’origine celtica del termine “Langa” ovvero “lingua di terra”. Le valli sono tendenzialmente strette e anche qui i versanti più apprezzati per la coltivazione del vigneto restano i più solatii, ovvero est, sud e ovest e le loro infinite combinazioni.
Il suolo, anche nella zona del Barolo, è compatto e fortemente dominato dalle marne dove prevalgono calcare e argilla.
L’origine geologica resta quella del Barbaresco, l’Era Terziaria e il Periodo del Miocene, ma la composizione dei suoli è differente a seconda della collocazione spaziale. Sostanzialmente, è la grande valle che unisce la piana di Alba al paese di Barolo a segmentare la zona: procedendo verso Barolo, le colline che stanno alla sinistra e che appartengono ai paesi di Diano d’Alba, Grinzane Cavour, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e Monforte d’Alba presentano suoli più antichi e solidi, risalenti all’Elveziano (tra 16 e 13,8 milioni di anni fa). Li compongono marne grigie molto compatte, che costituiscono la struttura portante del suolo, capaci di produrre vini Barolo di grande ampiezza e struttura, decisamente propensi a resistere al tempo.
Le colline, invece, collocate alla destra della grande valle, ovvero i paesi di Barolo, Novello, La Morra, Roddi, Verduno e Cherasco, presentano terreni più giovani, appartenenti al Tortoniano (tra 11,6 e 7,2 milioni di anni fa). In questo caso, le marne sono azzurre e compatte, praticamente come nella zona del Barbaresco, e producono vini Barolo meno decisi e corposi, ma tendenzialmente più eleganti e con un corredo aromatico più pronto.
E, se volessimo essere ancora più analitici, potremmo dire che nel comune di Barolo, la lunga collina dei Cannubi che parte dal paese e si adagia in direzione nord al centro della valle, segna l’incontro tra i due periodi geologici (Elveziano e Tortoniano) e crea la sintesi ottimale tra i due tipi di suolo, per un Barolo di struttura e potenza che non rinuncia all’armonia e all’eleganza.
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