Quelle della Cantina del Nebbiolo, a Vezza d’Alba, sono radici lontane. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, le colline viticole piemontesi erano percorse da venti di innovazione e sviluppo, che avevano portato entusiasmo e fiducia nel futuro.
C’era, a livello nazionale, un movimento che sognava di creare un settore produttivo dedicato ai vini di qualità ed aveva trovato nella realtà piemontese molti interpreti e forti sostenitori. In particolare, sulle colline tra Langa e Roero, dove la vocazione alla vite e al vino erano consolidati da tempo.
Anche le gravi malattie della vite che venivano da lontano (a partire da metà ‘800, prima l’Oidio, poi la Peronospora e infine la Fillossera) avevano alimentato la voglia di progettare un futuro che dedicasse al giusta attenzione alla qualità del vino e alla valorizzazione delle colline migliori.
Anche il clero, in quel periodo, era al fianco dei viticoltori e li aiutava a trovare collettivamente la strada per realizzare i sogni che individualmente non erano possibili.
Fu così che nel 1901, grazie al lavoro paziente e propositivo del parroco di allora, Don Augusto Vigolungo, veniva costituita a Vezza d’Alba la prima cantina cooperativa per la trasformazione del vino denominata “Cantina Sociale Cattolica Parrocchiale”, che vinificava e trasformava i dorati grappoli di Favorita in vino bianco per la Santa Messa.
Fu un contributo alla crescita del territorio, dove la vite faceva fatica a resistere alle insidie delle malattie e all’alternativa della frutticoltura che offriva la sua concreta soluzione ai problemi del reddito.
Le cose proseguirono con un po’ di fortuna per qualche anno ma poi con i due conflitti mondiali la situazione precipitò: sulle colline si creò molta desolazione in quanto le famiglie e le aziende erano state private di molta forza lavoro e reggendo con fatica ai bisogni delle coltivazioni.
Il vino di qualità aveva poco spazio nella politica autarchica di allora e questo metteva a disagio le aspettative della gente di queste colline.
Passata la tempesta, con la seconda metà degli anni Quaranta si ripartì: alla ricostruzione delle coscienze e dei paesi bisognava accompagnare lo sviluppo dell’economia.
Tra le vigne e le altre coltivazioni agricole si aggirava un altro pericolo: lo spopolamento delle campagne a favore delle città e degli altri settori economici. Bisognava fare in fretta e bene ciò che già era difficile realizzare in tempi normali.
Ma si sa, è nelle difficoltà che germinano le grandi idee e trovano terreno fertile.
Così, a Vezza d’Alba, tra le colline del Roero, riprese forza la cooperazione: nel 1959, 23 viticoltori ripresero in mano il progetto riuscendo a dare vita alla Cantina del Nebbiolo. Obiettivo comune fu quello di contrastare lo strapotere delle storiche case vinicole della zona le quali, speculando sul valore delle uve, contrastavano lo sviluppo di nuove realtà contadine, per non perdere l’egemonia sui raccolti. Dello stesso avviso era Giovanni Battista Marchisio, storico presidente della Cantina del Nebbiolo dal 1986 al 2013, secondo cui “La cooperazione nasce e si sviluppa sotto il segno della disperazione ma i migliori frutti li dà quando il bene comune è più importante che il bene singolo.”
Oggi, a distanza di più di 60 anni, la Cantina del Nebbiolo è sempre lì, collocata in bella evidenza proprio sulla strada Alba-Torino in località Borbore di Vezza d’Alba.
I soci sono 180 che coltivano e seguono 340 ettari di vigneti sparsi per l’80% sulle colline del Roero e per il 20% in altre zone altamente vocate alla viticoltura di pregio come quelle del Barbaresco e del Barolo, del Dolcetto e del Moscato.
Anche adesso, sono i viticoltori associati i veri artefici del progetto collegiale di questa cantina e del suo successo di qualità e di immagine. Anno dopo anno, il loro impegno cresce e si rinnova: produrre uve sane e pulite e poi recuperare con saggezza e meticolosità i vigneti più impervi delle zone di maggiore pregio, dove le macchine fanno fatica anche ad arrivare.
Oggi, il patrimonio viticolo condotto dai soci della Cantina del Nebbiolo è di circa 300 ettari di vigneti specializzati dove prevalgono i vitigni tradizionali piemontesi: Nebbiolo, Barbera, Dolcetto tra i neri, Arneis, Favorita, Nascetta e Moscato tra i bianchi.
Nasce così una ricca gamma di vini di Langa e Roero, capaci di accompagnare la tavola dall’inizio alla fine dei pasti, con un rigoroso rapporto qualità/prezzo e un’attenzione particolare per la qualità e la piacevolezza: vini bianchi moderni ed eleganti e grandi vini rossi di territorio, capaci in ogni caso di conquistare i mercati, in Italia come nel resto del mondo.
La prima vendemmia fu realizzata nel 1960 e da quel momento il percorso della Cantina del Nebbiolo non si è più fermato.
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